Il casto tra la casta

E più stanno sulla poltrona e più la metamorfosi ha luogo. Chi ha alle spalle il linguaggio politico?
Calvino scriveva: 
«la pretesa del linguaggio politico di diventare l’unico linguaggio è un aspetto dal peso esorbitante che hanno assunto i ceti impiegatizi e borghesia di stato da quando si sono resi conto che, dal capitalismo al socialismo, a comandare nei prossimi secoli saranno solo loro».
Negli ultimi decenni il linguaggio politico risente di diverse dinamiche che hanno visto un progressivo spostamento da un voto di appartenenza ad un voto di opinione. I discorsi sono sempre più alleggeriti, ciò a causa di una progressiva crisi dell’ideologia dei grandi partiti di massa. Da una lingua colta, forte ed esclusiva si passa ad una popolaresca, debole ed inclusiva. Il dibattito politico si è trasformato da confronto su ideologie e ideali a scontro personale. Oggi abbiamo una politica di slogan, un linguaggio politico fatto di smorfie e battute. Un tipo di linguaggio che sta diventando deleterio per un dialogo costruttivo e di confronto.

Anche il M5S l’unica e forse ultima speranza degli italiani per bene sembra essere stato sedotto, almeno in parte, da questo tipo di linguaggio.
Italia a 5 Stelle, il raduno annuale del Movimento, è passata dalle 200mila presenze di Imola del 2013 alle sole 50mila di Rimini del 2017: un declino, una delusione per gli attivisti storici eppure a Rimini si è celebrata l’incoronazione del nostro candidato alla presidenza del Consiglio.  
Neanche on line si è celebrato tanto: uno solo su cinque degli iscritti del primo partito d’Italia, sondaggi alla mano, lo ha votato. Gli iscritti del Movimento non hanno accettato le modalità di scelta del loro “Capo”. Eppure non un passo indietro, non un tentennamento, nella linea di “partito”.
Nei sondaggi il M5S continua ad essere primo partito ma tra i suoi iscritti è cresciuto il malcontento, il sentimento d’estraneità da un Movimento che doveva essere di tutti gli italiani e non solo d’alcuni.  
Nicola Morra pare stia cavalcando l’onda, tutti i tg lo rappresentano come il più vicino alla linea dell’area ortodossa di Fico.
“Il potere ti accarezza e ti seduce ti fa capire che frequentando qualche giornalista oppure dando qualche bella intervista tu possa essere un po’ più.. noi dobbiamo restare con i piedi per terra”.

Eppure a Crotone (o a Cosenza) lo sanno bene come sono andate le cose i grillini calabresi:
“la democrazia a Crotone non è stata tenuta in alcuna considerazione dal Movimento 5 Stelle. Infatti, una votazione con 600 cittadini crotonesi (quella in cui Sorgiovanni ha preso 162 voti) è valsa di più di una che ha visto 1001 cittadini partecipanti. Nonostante avessi preso più voti – spiega Lamanna – siccome eravamo risultati in due, dovevamo fare un nuovo confronto. E invece, il senatore Morra non ha voluto. Quando abbiamo mandato la nostra lista allo staff, ci hanno detto che il tempo era scaduto. A quella di Sorgiovanni questo non è successo perché avevano Morra alle spalle.”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/03/elezioni-crotone-2016-meetup-lascia-il-m5s-morra-ha-imposto-il-suo-candidato/2794611/

Poi ci sono gli attivoni locali che riempiono il web di selfie, si scambiano elogi e  rilasciano interviste ad amici giornalai che li fanno apparire “un po’più”, un po’ più di zero azioni e tanto tifo…con i click dei parlamentari locali che gli tengono il gioco “ingenuamente” oppure perché è meglio avere qualche sostenitore a prescindere che nessuno.


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